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progetto di Cecilia POLIDORI, Caterina CHIOFALO, Paolo FRAGOMENI, Maria LARIA

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3° soggetto SFINGE ALATA - efebo cavalcante - MARIA


1) Le carte del Gioco delle favole di Enzo Mari:
--- Mantenendo le misure originali realizzeremo 4 kit, in ciascuno dei quali tratteremo dei temi differenti, che sono:

- sfinge ( e aggiungerei animaletti vari);(Maria)

--- Ingrandendone le misure realizzeremo dei pannelli grandi  da inserire "nel cortile del museo ed in qualunque altro spazio calabro esterno/interno con soggetto il tempio e la nave." 
 Per ora lavoriamo sulle carte, direi di utilizzare colori e impaginato uguali, andavano bene quelli di Maria, quindi puoi inviarci il file psd? Comunque se preferite possiamo incontrarci in facoltà lunedì.
CC
Terzo soggetto: sfinge alata
vedi pag. 64 sopra;
- pag. 140 
Arula in terracotta con sfingi sedute e sfondo traforato. Metà del VI sec. a.c.
- tav. XIV
- pag. 64, da utilizzare anche per il terzo soggetto: Sfinge alata

Gruppo di terracotta con cavaliere sostenuto da una sfinge, pertinente all'acroterio centrale del tempio di casa Marafioti. Seconda metà del V sec. a.c.
- pag. 72-73
Gruppi con dioscuri, acroterio del santuario in contrada Marasà, fine V sec. a.c. o inizio IV sec. a.c.
- pag. 87
da: Sistema Museale Virtuale della Magna Graecia
c'è praticamente tutto!
Sistema Museale Virtuale della Magna Graecia -http://www.virtualmg.net/documenti%20e%20didattica/Storia.aspx
Sistema Museale Virtuale della Magna Graecia - http://www.virtualmg.net/documenti%20e%20didattica/c_Storia/Colonizzazione.aspx etc etc

Sistema Museale Virtuale della Magna Graecia - http://www.virtualmg.net/mappa_sito.aspx
da: mnumento equestre/arte classica/efebo cavalcante/reggio calabria
la parte evidenziata è copiata da E Lattanzi, etc



Nel 1910 l'archeologo Paolo Orsi eseguì a Locri Epizephyrii gli scavi del grande tempio dorico detto di Casa Marafioti dal nome dei proprietari dell'edificio innalzato nel Settecento sul basamento della fronte occidentale del tempio stesso. L'archeologo italiano era stato preceduto dal duca di Luynes, avventuroso studioso francese, che, intorno al 1830, aveva scavato parte del basamento dell'edificio con conseguenze deleterie: dopo la sua partenza, i blocchi erano stati divelti e asportati per essere reimpiegati altrove. L'Orsi, di conseguenza, incontrò solo le trincee delle fondazioni e scarsi resti dei blocchi ma, lungo il fronte occidentale del tempio, rinvenne numerosi frammenti di un grande gruppo statuario in terracotta: un giovane cavaliere nudo sostenuto, insieme al cavallo, da una sfinge alata: animale fantastico con busto di fanciulla e corpo di leone. Egli curò anche il restauro dell'opera, che richiese varie integrazioni: la parte superiore della testa della sfinge e quasi tutta la testa del Kou=roj (giovane) sono di restauro.
La costruzione del tempio è databile intorno al 540 - 520 a.C., mentre le bellissime terrecotte che ornavano il tetto sono più tarde di oltre un secolo e perciò ascrivibili alla fine del V sec. a.C., epoca del rifacimento della copertura dell'edificio.
Il magnifico gruppo fittile costituiva l'acroterio centrale del tempio, cioè l'elemento ornamentale posto sull'apice del frontone: figure di cavalieri usate come acroterii sono presenti fin da età arcaica in vari centri della Sicilia e della Magna Grecia, come attestano le fonti. La presenza della sfinge induce ad identificare il cavaliere con uno dei Dioscuri, i quali talvolta, come a Sparta, erano effigiati insieme a sfingi: l'opera è, quindi, conosciuta col nome di "Efebo Cavalcante" o "Dioscuro".
Il gruppo rappresenta uno degli esempi più tipici della predilezione dell'arte della Magna Grecia per l'uso della terracotta anche in statue di grandi dimensioni: tale materiale facilita la resa vivace dei dettagli, quale il muso del cavallo, ed evidenzia una certa sensibilità coloristica del modellato, che conferma la datazione intorno alla fine del V sec. a.C. E' da notare qualche incertezza disegnativa nel possente corpo della sfinge ma ciò non doveva essere evidente quando il gruppo era posto alla sommità del tetto.

da: Indovinelli calabresi - http://www.brutium.info/folklore/folklore13.htm
La Sfinge, che si può ammirare nel deserto di Gizeh ai piedi delle piramidi, rappresenta un leone accovacciato con il volto del Faraone Chefren. L'imponente mostro, scolpito sulla roccia, è simbolo di virilità e di potere. 
Dall'antico Egitto la Sfinge passò nel mondo medioasiatico, diffondendosi fino all'ambiente minoico-miceneo. 
In Grecia assunse una forma femminile e alata. La mitologia la vuole figlia del serpente Echidna e di Tifone, inviata da Era su un'altura nelle vicinanze di Tebe per punire il re Laio che aveva sedotto Crisippo figlio di Pelope. 
Qui la Sfinge imponeva ai viandanti un indovinello: "Qual è l'animale che al mattino cammina con quattro gambe, a mezzodì con due e a sera con tre?". (L'uomo). 
Se i malcapitati non riuscivano a rispondere venivano divorati dal mostro. Soltanto Edipo riuscì a risolvere l'enigma e la Sfinge, adirata, ritenendo ormai inutile la sua esistenza, si lanciò dalla rupe uccidendosi. 
Per aver liberato la città da quel pericolo, i tibetani riconoscenti offrirono a Edipo il trono e la mano della regina Giocasta. 
I Romani, successivamente, tennero in molta considerazione l'aenigma, ovvero l'indovinello, che continuò a diffondersi dappertutto. 
Tramandati dai nostri avi, sono numerosi i "'nduvinagghi".


da: Sistema Museale Virtuale della Magna Graecia

SALA 11 - LOCRI EPIZEFIRI

IL SANTUARIO DI CASA MARAFIOTIAl centro della Sala 11 è parzialmente ricomposta la decorazione del tetto del tempio di Casa Marafioti risalente ad un rifacimento dell’ultimo quarto del V sec. a.C. Essa è costituita da lastre in terracotta a rilievo, realizzate a matrice e dipinte con vivaci colori. Il cornicione (geison) è decorato da un complesso meandro, mentre le falde del tetto sono coronate da sime con palmette e fiori di loto alternati. Sui lati lunghi sono applicate delle teste di leoni, che eccezionalmente non fungono da gocciolatoi, in quanto l’acqua piovana defluiva verso il basso attraverso le aperture triangolari ricavate fra gli elementi decorativi.
Antistante l’ingresso alla Sala è disposta una statua in terracotta di un giovane a cavallo sostenuto da sfinge alata. Rinvenuta in stato fortemente frammentario in corrispondenza del lato occidentale del tempio di Casa Marafioti, si è supposto che decorasse come acroterio il colmo del tetto al vertice del triangolo frontonale. Si data alla fine del V sec. a.C. e viene interpretata come la raffigurazione di uno dei Dioscuri.
La vetrina 63 ospita alcuni reperti dallo scavo del tempio di Casa Marafioti, fra cui si segnalano due frammenti di statue in marmo: uno è relativo alla parte posteriore della testa di un kouros(giovane nudo) databile intorno alla metà del VI sec. a.C., uno alla gamba di un altro personaggio maschile, forse un cavaliere, risalente alla seconda metà del V sec. a.C.
Interessanti documenti della frequentazione del santuario in età romana (I sec. a.C.-I d.C.) sono alcuni frammenti di tegole con bollo recante il nome del proprietario dell’officina produttrice,Quintus Claudius Pulcher, membro di una nota famiglia senatoria romana con interessi economici a Locri, che si era forse occupato di un restauro del tempio.

L’ARCHIVIO DEL SANTUARIO DI ZEUS OLIMPIO
Nelle bacheche sottostanti il tetto del tempio di Casa Marafioti sono custodite le 37 tabelle bronzee iscritte originariamente contenute entro una teca in pietra interrata ai piedi dell’altura su cui sorgeva il tempio.
Scritte in dialetto dorico nella forma adottata da Locri e databili tra il 350 e il 250 a.C., le tabelle recano i rendiconti della gestione finanziaria del santuario di Zeus Olimpio: sono in particolar modo registrati i prestiti contratti dalla città per far fronte a spese di varia natura, ad esempio per la realizzazione di opere pubbliche, quali le fortificazioni, o per l’acquisto di derrate alimentari. Talora viene registrata la restituzione, in genere sotto forma di contributi ai restauri del tempio o ex-voto preziosi.
Le iscrizioni sono una ricchissima fonte di notizie circa l’organizzazione sociale e l’assetto costituzionale di Locri, oltre che di informazioni antiquarie quali la struttura del calendario locrese o il sistema numerale e monetario.

IL TEATRO Il settore al fondo della sala 11 è dedicato al teatro di Locri. Sulla parete in alto sono esposte alcune delle antefisse a testa di Sileno, che presumibilmente decoravano i coppi sul ciglio del tetto dell’edificio scenico; databili intorno alla metà del IV sec. a.C., permettono di far risalire a tale data la costruzione del teatro stesso.
Nelle vetrine 67 e 68 sono esposti i materiali votivi rinvenuti in due depositi individuati alle spalle della scena. La loro presenza si spiega tenendo conto che le rappresentazioni teatrali erano parte delle cerimonie religiose in onore del dio Dioniso: i più antichi (V sec. a.C.) attestano un uso sacrale dell’area prima dell’impianto del teatro, i più recenti (IV-II sec. a.C.) sono forse stati scaricati in una delle fasi edilizie di età romana. Si tratta soprattutto di statuette fittili di tipologie ben attestate anche a Grotta Caruso e funzionali a culti propiziatori della fertilità a Persefone, Afrodite e Dioniso stesso. Si segnalano due statuette con buona probabilità ispirate a statue di culto di grandi dimensioni: l'una rappresenta un personaggio maschile nello schema del Perseo trionfante su Medusa, l'altra Afrodite Urania seduta col piede appoggiato su una tartaruga.
 

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